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Vincitori concorso RIPA 2020 – Roma International Photo Award

Si è conclusa la prima edizione del RIPA – ROMA INTERNATIONAL PHOTO AWARD organizzata da Gilberto Maltinti della Casa della Fotografia, in collaborazione con Marco Salvadori di Taophoto e noi di Camera Service Roma, sponsor dei premi. È stata un’esperienza entusiasmante, un contest fotografico che ha visto la partecipazione di 100 fotografi che hanno realizzato le loro immagini in tutto il mondo, dalla Siberia al Brasile, con l’unico obiettivo di raccontare l’idea di CAMBIAMENTI, tema del contest.

Tre vincitori per tre categorie: “Terra”, “Italia” e “Roma” con la possibilità di raccontare il tema con un singolo scatto o con una mini storia, da 5 a 10 immagini.

I premi sono stati:

Categoria “Terra”

  • noleggio gratuito per 1 week end di CANON EOS R + RF 24-105mm f 4 (Premio Sezione: Storie Terra). Offerto da Camera Service Roma
  • cavalletto BENRO TSL08AN00 (Premio Sezione: Foto Singola Terra). Offerto da Camera Service Roma
  • libro fotografico offerto dalla Casa della Fotografia di Roma

Categoria “Italia”

  • borsa Canon MS10 (Premio Sezione: Storie Italia). Offerto da Camera Service Roma
  • pulizia sensore (Premio Sezione: Foto Singola Italia). Offerto da Camera Service Roma
  • libro fotografico offerto dalla Casa della Fotografia di Roma

Categoria “Roma”

  • Canon EOS 250D (Premio Sezione: Storia Roma). Offerto da Camera Service Roma
  • buono € 100 per corsi fotografia o didattica personalizzata dato come ricarica su tessera Camera Service Roma (Premio Sezione: Foto Singola Roma). Offerto da Camera Service Roma
  • Libro fotografico offerto dalla Casa della Fotografia di Roma

TERRA
1° CLASSIFICATO: Muhammad Amdad Hossain #21

La stanchezza, dormire nella sporcizia. Molti senzatetto in città dormono ancora in tale sporcizia. La foto scattata dalla città di Dacca in Bangladesh

Fatigue sleep in the dirt

TERRA
2° CLASSIFICATO: Konstantin Novakovic #42

Scalo di demolizione delle navi Gadani: inquinamento del suolo e dell’oceano. La maggior parte delle grandi navi mercantili di tutto il mondo finiscono sulle coste dei paesi del subcontinente indiano dopo essere diventate non più idonee alla navigazione e troppo costose per operare. Dopo essere state trasportate a riva, quelle navi vengono smontate in pezzi con la forza manuale. Il lavoro nei cantieri navali è estremamente difficile, mentre i lavoratori affrontano i rischi derivanti dalle condizioni pericolose e dall’esposizione a materiali come amianto e metalli pesanti. Tra i più grandi cantieri navali del mondo ci sono quelli di Chittagong (Bangladesh), Alang (India) e Gadani (Pakistan). La demolizione delle navi è un settore fiorente nei paesi del subcontinente indiano, dove si trovano le principali strutture coinvolte nello smontaggio e nel riciclaggio di navi in ​​disuso. Nonostante sia la fonte di reddito per migliaia di famiglie, la demolizione di navi ha numerosi lati negativi che si riflettono nel suo pericoloso impatto ambientale e anche sociale, poiché rappresenta una professione ad alto rischio in cui anche il lavoro minorile è largamente presente. I costi umani e gli impatti ambientali dello smantellamento di navi tossiche sulle spiagge dell’Asia meridionale sono devastanti. Gli incidenti uccidono o mutilano numerosi lavoratori ogni anno. Molti più lavoratori soffrono di malattie professionali, compreso il cancro. Le fuoriuscite tossiche e l’inquinamento causano danni irreparabili agli ecosistemi costieri e alle comunità locali che dipendono da essi. Oltre a incidere pesantemente sulla salute e sulla vita dei lavoratori, la demolizione di navi è un’industria altamente inquinante. In Asia meridionale, le navi vengono messe a terra prima di essere smantellate e frantumate sulle distese fangose ​​di marea. Su queste spiagge un tempo incontaminate, gli ecosistemi costieri e le comunità locali che dipendono da essi sono devastati da sversamenti tossici e altri tipi di inquinamento causati dalle operazioni di rottura. Finché la demolizione delle navi avviene tramite spiaggiamento, l’ambiente ne risentirà. A seguito delle pressioni esercitate sulle società coinvolte in questa attività, negli ultimi anni l’accesso ai cantieri di demolizione delle navi è diventato molto difficile.

TERRA
3° CLASSIFICATO: Amdad Hossain #22

Un bambino in mezzo alla sporcizia, lavora in un ambiente / sporco a causa della povertà, che mette a rischio la sua salute.

ITALIA
1° CLASSIFICATO: Giorgio Nuzzo #71

Per la penisola Salentina, un piccolo pezzo di terra collocato fra due mari e costantemente spazzato dal vento, la neve è un evento unico e la felicità nel vedere, per la prima volta, questi luoghi imbiancati è stata grande, ma ben presto questo stupore si è tramutato in tristezza obbligandomi a pormi varie domande: cosa ci fa la neve in questi luoghi? Cosa ci fanno gli ulivi sotto 50 cm di neve? È stato un evento occasionale che ha reso tutti felici? Oppure è solo uno dei tanti tasselli di questo puzzle che ci sta mostrando i repentini cambiamenti climatici? Negli ultimi decenni l’uomo ha trattato la natura come se fosse un enorme bancomat senza fondo dal quale prelevare le sue materie, riversando nel mare qualsiasi tipo di rifiuto, deforestando territori, portando all’estinzione centinaia di specie animali e inquinando l’aria; ora la natura inizia a servirci il conto e i cambiamenti climatici ne sono la prova. Le alluvioni che hanno messo in ginocchio mezza Italia, la neve in Salento, gli uragani sempre più potenti, la prolungata siccità in Sicilia e il restringimento dei ghiacciai alpini, sono solo alcuni esempi di questi cambiamenti avvenuti negli ultimi anni e probabilmente dovuti allo sfruttamento sconsiderato della natura. “La prima neve” è un progetto che deve farci riflettere e agire al più presto per evitare di oltrepassare il momento in cui dovremmo dire ai nostri nipoti: “Scusami se ti lascio la Terra in questo stato.

ITALIA
2° CLASSIFICATO:Luca Zonari Canè #341

“A pelo d’acqua, il Delta del Po a 0m s.l.m.” Immagini realizzate nel Parco del Delta del Po. Navigando in kayak lungo le vie d’acqua, ho visto tutto il nostro territorio seduto sotto il pelo dell’acqua e questo nell’arco di alcuni decenni. Ho voluto riportare quel punto di vista insolito, dentro la natura che quasi non si accorgeva del mio passaggio silenzioso. La formazione del territorio del delta, è dovuta al progressivo deposito di sedimenti che, in solo poco più di 400 anni, ha determinato l’avanzamento progressivo della linea di costa. Si tratta quindi di terreni geologicamente “nuovi”. Fra i vari fiumi che fluiscono nell’area, ha contribuito in maggior parte il fiume Po, facendo sorgere dal mare, scanni, spiagge ed allontanare la linea di costa. Terre giovani, ma che non potevano essere utilizzate perché troppo paludose, con acque salmastre e non delimitate. In alcune immagini di questa raccolta, sono rappresentate le strutture che hanno contribuito alla formazione del Delta, come le idrovore che hanno permesso la bonifica delle nuove terre, portandole ad essere coltivabili, e ne regolano tutt’oggi livello ed irrigazione. Un ulteriore sforzo di bonifica e mantenimento, queste idrovore hanno dovuto farlo negli anni ’60, quando con la non controllata estrazione del metano in questa zona, il territorio ha cominciato ad abbassarsi ed in alcuni tratti estremi, a ritornare invaso dal mare. A testimonianza di questo, si trovano alcune costruzioni come per esempio magazzini del riso, una volta al centro di ampie risaie, ora interamente immersi nella sacca. Poco più in là, i resti degli stessi impianti di estrazione e le case dei lavoratori, visitabili solo in barca. Le stesse idrovore che tolgono l’acqua, ridistribuiscono la stessa, permettendo di irrigare i campi coltivati e la creazione di ampie risaie, oltre che produttrici di cereali, anche veri ambienti che accolgono molte specie viventi. Il fiume Po, con il suo fluire, ha permesso la nascita di queste nuove terre, e anno dopo anno, con le sue piene, torna a modificare, creare o distruggere il territorio che lo accoglie. L’uomo convive con questi atti d’impeto del fiume, cercando di modificare il territorio a favore della propria vita, ma consapevole della forza della natura che non può essere fermata.

ITALIA
3° CLASSIFICATO: Thomas Havlik #85 Senza descrizione

ROMA
1° CLASSIFICATO: Francesco Toiati  #75 Senza descrizione

ROMA GABBIANI MANGIANO UN TOPO VIVO A TRASTEVERE

ROMA
2° CLASSIFICATO: Guido Fuà #98 Senza descrizione

ROMA
3° CLASSIFICATO: Giuseppe Piscitelli #46 Senza descrizione

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